CONFINI

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Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di interagire con alcuni di voi in merito all’argomento “proiezioni” – tema di cui avevamo iniziato a parlare qui.
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Recentemente, ci siamo confrontati con una mamma di famiglia e con la sua cocente ๐—ฑ๐—ฒ๐—น๐˜‚๐˜€๐—ถ๐—ผ๐—ป๐—ฒ per la mancanza di ambizione nel figlio che, una volta raggiunta una buona posizione lavorativa ed economica, non desiderava impiegare i ritagli di tempo al di fuori del lavoro con studi ulteriori, ma anzi, si accontentava dei suoi (eccellenti) risultati, divertendosi nel portare avanti i suoi hobby e le sue passioni, alternando momenti di riposo all’attivitร  lavorativa che lo vedeva occupato nelle consuete otto ore giornaliere.
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La delusione provata da questa persona per quella che era considerata una “๐—ฟ๐—ถ๐—ป๐˜‚๐—ป๐—ฐ๐—ถ๐—ฎ ๐—ฎ๐—ฑ ๐˜‚๐—ป ๐˜€๐˜‚๐—ฐ๐—ฐ๐—ฒ๐˜€๐˜€๐—ผ ๐—ฝ๐—ถ๐˜‚ฬ€ ๐—ด๐—ฟ๐—ฎ๐—ป๐—ฑ๐—ฒ” da parte del figlio – successo che si trovava proprio lรฌ, a portata di mano – ci ha fatto riflettere parecchio sulla tenacia con la quale, in alcune famiglie, vengono dispensati inviti che, se non colti, producono scontentezza in merito alle aspettative riposte, in questo caso, a cascata e sui figli.
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Ciรฒ che รจ stato visto come una ๐—บ๐—ฎ๐—ป๐—ฐ๐—ฎ๐—ป๐˜‡๐—ฎ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ฎ๐˜€๐—ฝ๐—ถ๐—ฟ๐—ฎ๐˜‡๐—ถ๐—ผ๐—ป๐—ถ verso orizzonti lavorativi inquadrati a livello sociale forse come piรน attraenti o piรน “nobili” – rispetto al risultato giร  ottenuto – ha provocato molta ansia nel contesto familiare, sollevando preoccupazioni e recriminazioni per ๐—ฐ๐—ถ๐—ผฬ€ ๐—ฐ๐—ต๐—ฒ “๐—ป๐—ผ๐—ป ๐˜€๐—ถ ๐—ฒฬ€” (in questo caso, ambiziosi).
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Quello che ci ha stupito รจ che nel quadro familiare, il figlio, impegnato nel suo fare quotidiano, si trovava perfettamente a suo agio, benchรฉ tenuto a far fronte ad alcune richieste che non rappresentavano le sue corde e qui continuamente sollecitato nel conformarsi ad aspirazioni che non appartenevano a lui, ma alla madre.
Ciรฒ a cui abbiamo assistito ci ha fatto ricordare la citazione: “๐—œ๐—ผ ๐˜€๐—ผ๐—ป๐—ผ ๐˜๐—ฒ ๐—ฒ ๐˜๐˜‚ ๐˜€๐—ฒ๐—ถ ๐—บ๐—ฒ”, ripresa da piรน autori e romanzieri, anche se l’originale sembrerebbe derivare da alcune formule funerarie conosciute come i Testi dei Sarcofagi dell’ antico Egitto.
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Cosรฌ come tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo sentiti dire “Tu sei come me” oppure “Io e te siamo uguali“, pensiamo che queste frasi, benchรฉ abbiano un rilevante fascino linguistico, possano far percepire in realtร  una ๐—บ๐—ฎ๐—ป๐—ฐ๐—ฎ๐—ป๐˜‡๐—ฎ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ฐ๐—ผ๐—ป๐—ณ๐—ถ๐—ป๐—ถ tra quello che รจ l’IO e quello che รจ il TU, dinamica che si fa molto chiara all’interno di un contesto familiare in cui qualcuno vorrebbe che qualcun altro avesse caratteristiche che, in realtร , non ha e di cui non avverte la mancanza (ovvero, non gli crea dolore non averle).
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Vogliamo allargare la stessa dinamica dall’ambiente “famiglia” a quello “lavoro”, dato che entrambi sono luoghi in cui la persona trascorre gran parte del suo tempo e in cui riporta il suo modo di essere, sottolineando il fatto che il singolo individuo รจ dotato di caratteristiche e preferenze prettamente unici e non sostituibili. Il modo di essere, infatti, puรฒ essere in un qualche modo “somigliante” a quello di qualcun altro, in una concezione astratta che viene data di una caratteristica che possiamo ๐˜ค๐˜ฐ๐˜ฏ๐˜ฐ๐˜ด๐˜ค๐˜ฆ๐˜ณ๐˜ฆ per sentito dire o perchรฉ l’abbiamo sperimentata, vissuta, vista e puรฒ essere quindi da noi ๐˜ณ๐˜ช-๐˜ค๐˜ฐ๐˜ฏ๐˜ฐ๐˜ด๐˜ค๐˜ช๐˜ถ๐˜ต๐˜ข come tale.
L’invito quindi, รจ quello di non confondere ciรฒ che appartiene a noi stessi con ciรฒ che vorremmo fosse anche l’altro, e di iniziare a pensarla non come gli antichi Egizi, bensรฌ in un modo piรน contemporaneo, come detta il noto scrittore e filosofo italiano, Luciano De Crescenzo:
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“๐—œ๐—ผ ๐—ป๐—ผ๐—ป ๐˜€๐—ผ๐—ป๐—ผ ๐˜๐—ฒ. ๐—ง๐˜‚ ๐—ป๐—ผ๐—ป ๐˜€๐—ฒ๐—ถ ๐—บ๐—ฒ. ๐—ฃ๐—ฒ๐—ฟ๐—ผฬ€, ๐˜๐˜‚๐˜๐˜๐—ถ ๐—ฒ ๐—ฑ๐˜‚๐—ฒ, ๐˜€๐—ถ๐—ฎ๐—บ๐—ผ ๐—ป๐—ผ๐—ถ”.

 

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