IL GUSTO DEGLI ELEMENTI
Negli ultimi mesi abbiamo avuto l’onore (e il piacere) di conoscere qualcosa di molto raro e molto prezioso che vorremmo condividere. Una piccola goccia che abbiamo avuto la fortuna di incontrare all’interno di un mondo che, sempre di più, non punta l’occhio all’emozione della delicatezza: un argomento piuttosto di nicchia, raffinato come il tema stesso.
Siamo rimasti colpiti, da questo qualcosa, attrattivamente coinvolti da quello che ci si è presentato davanti, come fosse una conferma di un bisogno che manca, una necessità che è carente, e che possiamo trovare solo in certi luoghi e con alcune persone.
Potremmo chiamarla eleganza, raffinatezza, sguardo o, più semplicemente, piccola gioia.
Gioia, intesa come preziosità, unicità, elemento che richiama il gusto, e quindi che ci fa scorgere ciò che vive, nelle sottili corde dell’animo di una persona.
Ci siamo imbattuti, in realtà, in un qualcosa di molto semplice ma altrettanto pieno di forza, tanto che abbiamo pensato di soprannominarlo “marchio”.
Una persona a noi molto cara ci ha fatto entrare, in punta di piedi, nella sua vita (perché è così che si dovrebbe entrare nelle vite degli altri: in punta di piedi, con i guanti, chiedendo permesso): una vita vissuta, piena, emozionale ed emozionante. Una vita a cui siamo stati felici di poter partecipare, accogliendone e raccogliendone i tratti privati e intimi, puntellati di ciò che abbiamo notato essere come una ciliegina sulla torta di questa vita che ci ha accolti: l’eleganza.
Ci è venuta incontro, l’eleganza, così come fosse un sorriso buono catturato al bar dell’angolo. Così, per caso.
L’abbiamo sfiorata, e ne siamo grati.
Non si trova dappertutto: è cosa preziosa, l’eleganza. Bisogna averne cura, come si ha cura di un bimbo.
E’ successo per caso, mentre osservavamo dei libri cresciuti insieme alla vita di cui stiamo parlando: una prima pagina bianca, una sigla, un ann0, dell’inchiostro.
Cose preziose, mancanti, mancate, ricercate, raffinate: ci è sembrato di stappare una bottiglia ricercata, magari di nobile vino scuro, etichettato da grandi mani artigiane.
Un libro, una casa, una data scritta sulla prima pagina di un libro che si trova in una casa che abita una vita.
Eleganza, ci sussurrava quel libro. “Sono prezioso”, ci diceva. Un libro prezioso, con altrettanta preziosa vita che l’ha fatto suo. I piccoli gesti, che ci sussurrano all’orecchio che è proprio quello, ciò che stavamo cercando: esattamente quello.
Che spazio occupa quel libro? Uno spazio, che ha un profumo solo: l’anima, dell’eleganza.
E’ uno spazio immenso.
Il nostro consiglio è uno soltanto, ed è un augurio che facciamo per primi a noi stessi: quel libro ha un prezzo, che si trova alla fine del libro, in basso a destra.
Ma non c’è un prezzo per quella sigla e quella data. Quel libro, semplicemente, è.
E ciò che quel libro ha respirato, si chiama appartenenza. Non c’è un costo per quell’inchiostro dedicato a quel libro, né per la mano che si è servita di quell’inchiostro, perché quel costo non è più prezzo, è valore.
Cosa vediamo e cosa vogliamo? Il libro, o l’eleganza?
Mentre il mondo che ci abita al di fuori gira fortissimo, mentre le macchine sfrecciano e il tempo scorre veloce, quando un automobilista ci urla qualcosa, quando una persona non coltiva il savoir-faire, quando manca uno sguardo che sembra ovvio, mentre “è tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore”, guardiamo a quella grande bellezza. Il sussurro che ci riempie viene da quella pagina che sa di buongusto, delicatezza e raffinatezza: è uno spazio che ci chiama e che ha bisogno di noi, come noi abbiamo bisogno di lui.
Vorremmo dire il nostro grazie alla mano che ha fatto suo quel libro: è così che si tramanda la vita che vogliamo, la stessa che abbiamo potuto scorgere e che ci è capitata, con la leggerezza di passi attenti e delicati, tra le mani.
… Serriamo i nostri boccaporti e cerchiamo l’eleganza.