NOI STIAMO CON LA MAESTRA

Abbiamo avuto la 𝗳𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗮 e il 𝗽𝗶𝗮𝗰𝗲𝗿𝗲 di guardare il video pubblicato da Chiara Ferragni su Instagram, video in cui la popolarissima Chiara promuove il suo punto di vista sul fatto di cronaca che, nei giorni scorsi, ha visto come protagonista la 𝗺𝗮𝗲𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗧𝗼𝗿𝗶𝗻𝗼 e le sue vicende personal-sessuali, che di punto in bianco le hanno causato la perdita del posto di lavoro a causa della mancanza di sensibilità della persona a cui queste attenzioni giocose erano indirizzate.

Chiara, perfettamente informata su alcuni termini citati ad hoc, nel video si schiera “𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗲”, sottolineando bene la sua appartenenza ad un certo gruppo, ossia quelle solidali con valori quali la libertà di pensiero, la libertà sessuale, la comunicazione e la libertà di espressione (valori, questi, riscontrabili anche in 𝗰𝗲𝗿𝘁𝗶 𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗶 𝗱𝗶 𝘂𝗼𝗺𝗶𝗻𝗶).

La nostra attenzione, infatti, vuole promuovere la visione di Chiara estendendola anche al genere maschile, poiché – citando il network Freeda – il vero femminismo non è la supremazia della donna sull’uomo, ma la sua parità rispetto ad esso (e così il contrario).

Lungi da noi non ammettere che 𝗺𝗮𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 e 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗮 presentino delle differenze genetiche e comportamentali (queste ultime apprese) – ma proprio per questo benvenga la diversità, la differenza, la complicità e l’unione delle prospettive.

Pensando ai fatti avvenuti alla maestra di Torino, l’unica responsabilità da gestire è infatti quella che vede la mancanza di valori quali il 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗼, la 𝗳𝗶𝗱𝘂𝗰𝗶𝗮, l’𝗶𝗻𝘁𝗶𝗺𝗶𝘁𝗮̀ 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗮 alla persona che avrebbe dovuto tenere quelle immagini come segrete, uniche e dedicate.

L’unica parola che ci viene in mente pensando a quei fatti è “𝗼𝗻𝗼𝗿𝗲”.

Ovvero: quale uomo potrebbe mai condividere immagini erotiche a lui dedicate con un pubblico diverso da sè

Come può, quell’uomo, usare un pensiero così privato, sensuale e giocoso e condividerlo con altri se non concordato

Il 𝗽𝗶𝗮𝗰𝗲𝗿𝗲 che quella donna voleva creare è stato completamente strumentalizzato, boicottato, deriso, e così il suo amore.

Poiché di 𝗮𝗺𝗼𝗿𝗲 si trattava.

La cosa, 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗲𝘃𝗲 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝗲.

L’argomento è vasto e concreto, e cercheremo di dar voce ad ogni sua parte.

L’attenzione è rivolta al fatto che l’invio di immagini osé abbia pregiudicato la professionalità e l’opinione comune rivolte a quella donna, 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝘀𝗲 𝗹𝗲 𝘀𝘂𝗲 𝗽𝗿𝗲𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗲 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗶 𝗽𝗼𝘁𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗼 𝗶𝗻𝘃𝗮𝗹𝗶𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝘀𝘂𝗼 𝘀𝘁𝗮𝘁𝘂𝘀 𝗱𝗶 𝗯𝗿𝗮𝘃𝗮 𝗺𝗮𝗲𝘀𝘁𝗿𝗮.

Come se una maestra non potesse avere una sessualità.

Come se quella sessualità fosse indecente.

In questa 𝗶𝗻𝗱𝗲𝗰𝗲𝗻𝘇𝗮, vorremmo porre l’attenzione sui nomignoli “𝘁𝗿𝗼𝗶𝗮” e “𝗽𝘂𝘁𝘁𝗮𝗻𝗮” che sono volati nell’aria a causa di questa vicenda che ha come focus non solo la violenza subita dalla donna con la diffusione delle sue immagini, ma anche e soprattutto la 𝗿𝗲𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 lavorativo in cui era inserita.

Vorremmo partire dal fatto che ognuno vive la propria sessualità come meglio crede e, quindi, anche con l’invio di immagini sessuali – 𝘀𝗽𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗿𝗶𝗻𝘃𝗶𝗴𝗼𝗿𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗽𝗽𝗶𝗮 𝗼 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗾𝘂𝗲 𝗺𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝘀𝗲̀ 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗶, 𝘃𝗲𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗲𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗲 𝗲 𝗮𝗹𝘁𝗿𝘂𝗶.

Purtroppo, l’opinione comune fa pensare che l’invio di immagini pornografiche dia il diritto di apostrofare la persona come “puttana” e “troia”, quando ovviamente così non è.

Chiariamo meglio questi concetti:

𝚙𝚞𝚝𝚝𝚊𝚗𝚊 𝚜. 𝚏. [𝚍𝚊𝚕 𝚏𝚛. 𝚊𝚗𝚝. 𝚙𝚞𝚝𝚊𝚒𝚗, 𝚌𝚊𝚜𝚘 𝚘𝚋𝚕𝚒𝚚𝚞𝚘 𝚍𝚒 𝚙𝚞𝚝𝚎 «𝚍𝚘𝚗𝚗𝚊 𝚍𝚒 𝚏𝚊𝚌𝚒𝚕𝚒 𝚌𝚘𝚜𝚝𝚞𝚖𝚒», 𝚏𝚎𝚖𝚖. 𝚍𝚒 𝚙𝚞𝚝 (𝚟. 𝚙𝚞𝚝𝚝𝚘𝟷)], 𝚟𝚘𝚕𝚐. –

𝟷. 𝙿𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚝𝚊, 𝚖𝚎𝚛𝚎𝚝𝚛𝚒𝚌𝚎: 𝚊𝚗𝚍𝚊𝚛𝚎 𝚊 𝚙𝚞𝚝𝚝𝚊𝚗𝚎, 𝚏𝚛𝚎𝚚𝚞𝚎𝚗𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚝𝚎.

***

𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚣𝚒𝚘́𝚗𝚎 𝚜. 𝚏. [𝚍𝚊𝚕 𝚕𝚊𝚝. 𝚝𝚊𝚛𝚍𝚘 𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚝𝚒𝚘 -𝚘𝚗𝚒𝚜, 𝚍𝚎𝚛. 𝚍𝚒 𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞ĕ𝚛𝚎 «𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚒𝚛𝚎»]. –

𝟷. 𝙸𝚕 𝚏𝚊𝚝𝚝𝚘 𝚍𝚒 𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚒𝚛𝚎, 𝚍𝚒 𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚒𝚛𝚜𝚒, 𝚜𝚙𝚎𝚌. 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚊𝚝𝚝𝚒𝚟𝚒𝚝𝚊̀ 𝚊𝚋𝚒𝚝𝚞𝚊𝚕𝚎 𝚎 𝚙𝚛𝚘𝚏𝚎𝚜𝚜𝚒𝚘𝚗𝚊𝚕𝚎 𝚍𝚒 𝚌𝚑𝚒 𝚘𝚏𝚏𝚛𝚎 𝚙𝚛𝚎𝚜𝚝𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚒 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚞𝚊𝚕𝚒 𝚊 𝚜𝚌𝚘𝚙𝚘 𝚍𝚒 𝚕𝚞𝚌𝚛𝚘: 𝚙. 𝚏𝚎𝚖𝚖𝚒𝚗𝚒𝚕𝚎, 𝚖𝚊𝚜𝚌𝚑𝚒𝚕𝚎; 𝚍𝚊𝚛𝚜𝚒 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚙.; 𝚒𝚗𝚍𝚞𝚛𝚛𝚎, 𝚘𝚋𝚋𝚕𝚒𝚐𝚊𝚛𝚎, 𝚒𝚜𝚝𝚒𝚐𝚊𝚛𝚎 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚙.; 𝚎𝚜𝚎𝚛𝚌𝚒𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚕𝚊 𝚙.; 𝚌𝚊𝚜𝚊 𝚍𝚒 𝚙.; 𝚙. 𝚖𝚒𝚗𝚘𝚛𝚒𝚕𝚎; 𝚏𝚊𝚟𝚘𝚛𝚎𝚐𝚐𝚒𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘, 𝚜𝚏𝚛𝚞𝚝𝚝𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚙.; 𝚗𝚎𝚕 𝚍𝚒𝚛𝚒𝚝𝚝𝚘 𝚒𝚝𝚊𝚕𝚒𝚊𝚗𝚘, 𝚜𝚏𝚛𝚞𝚝𝚝𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚙. 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚞𝚒, 𝚎𝚜𝚙𝚛𝚎𝚜𝚜𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚛𝚒𝚊𝚜𝚜𝚞𝚗𝚝𝚒𝚟𝚊 𝚜𝚘𝚝𝚝𝚘 𝚕𝚊 𝚚𝚞𝚊𝚕𝚎 𝚕𝚊 𝚕𝚎𝚐𝚐𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚑𝚊 𝚊𝚋𝚘𝚕𝚒𝚝𝚘 𝚕𝚊 𝚛𝚎𝚐𝚘𝚕𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚊𝚖𝚖𝚒𝚗𝚒𝚜𝚝𝚛𝚊𝚝𝚒𝚟𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚒𝚗 𝙸𝚝𝚊𝚕𝚒𝚊 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚛𝚎𝚗𝚍𝚎 𝚎 𝚜𝚊𝚗𝚣𝚒𝚘𝚗𝚊 𝚕𝚎 𝚍𝚒𝚟𝚎𝚛𝚜𝚎 𝚒𝚙𝚘𝚝𝚎𝚜𝚒 𝚍𝚒 𝚛𝚎𝚊𝚝𝚘 𝚝𝚛𝚊𝚍𝚒𝚣𝚒𝚘𝚗𝚊𝚕𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚌𝚘𝚗𝚗𝚎𝚜𝚜𝚎 𝚊𝚕 𝚖𝚎𝚛𝚎𝚝𝚛𝚒𝚌𝚒𝚘, 𝚎 𝚌𝚒𝚘𝚎̀ 𝚕’𝚒𝚗𝚍𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎, 𝚕𝚊 𝚝𝚛𝚊𝚝𝚝𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚝𝚎 𝚎 𝚕𝚘 𝚜𝚏𝚛𝚞𝚝𝚝𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚒𝚗 𝚜𝚎𝚗𝚜𝚘 𝚜𝚝𝚛𝚎𝚝𝚝𝚘. 𝙰𝚗𝚌𝚑𝚎, 𝚒𝚕 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚕𝚎𝚜𝚜𝚘, 𝚕’𝚒𝚗𝚜𝚒𝚎𝚖𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚙𝚎𝚛𝚜𝚘𝚗𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚊𝚋𝚒𝚝𝚞𝚊𝚕𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚜𝚒 𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚒𝚜𝚌𝚘𝚗𝚘: 𝚕’𝚊𝚖𝚋𝚒𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚙.; 𝚒 𝚚𝚞𝚊𝚛𝚝𝚒𝚎𝚛𝚒 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚌𝚒𝚝𝚝𝚊̀ 𝚒𝚗𝚟𝚊𝚜𝚒 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚙𝚛𝚘𝚜𝚝𝚒𝚝𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎. 𝙴𝚜𝚝𝚎𝚗𝚜., 𝚌𝚘𝚗 𝚛𝚒𝚏𝚎𝚛𝚒𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚊 𝚋𝚎𝚗𝚒, 𝚟𝚊𝚕𝚘𝚛𝚒, 𝚒𝚍𝚎𝚊𝚕𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚍𝚘𝚟𝚛𝚎𝚋𝚋𝚎𝚛𝚘 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚎 𝚘𝚐𝚐𝚎𝚝𝚝𝚘 𝚍𝚒 𝚕𝚞𝚌𝚛𝚘 𝚘 𝚒𝚗𝚝𝚎𝚛𝚎𝚜𝚜𝚎: 𝚙. 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚕𝚒𝚋𝚎𝚛𝚝𝚊̀, 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚒𝚗𝚐𝚎𝚐𝚗𝚘, 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚌𝚞𝚕𝚝𝚞𝚛𝚊

𝟸. 𝙿𝚎𝚛 𝚎𝚜𝚝𝚎𝚗𝚜., 𝚙𝚎𝚛𝚜𝚘𝚗𝚊 (𝚍𝚒 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚘 𝚏𝚎𝚖𝚖𝚒𝚗𝚒𝚕𝚎 𝚘 𝚖𝚊𝚜𝚌𝚑𝚒𝚕𝚎) 𝚊𝚖𝚘𝚛𝚊𝚕𝚎, 𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚒 𝚊𝚍𝚎𝚐𝚞𝚊 𝚙𝚎𝚛 𝚒𝚗𝚝𝚎𝚛𝚎𝚜𝚜𝚎 𝚊𝚕𝚕𝚎 𝚌𝚒𝚛𝚌𝚘𝚜𝚝𝚊𝚗𝚣𝚎, 𝚌𝚊𝚖𝚋𝚒𝚊𝚗𝚍𝚘 𝚘𝚙𝚒𝚗𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚎 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚒𝚝𝚘 𝚌𝚘𝚗 𝚎𝚜𝚝𝚛𝚎𝚖𝚊 𝚕𝚎𝚐𝚐𝚎𝚛𝚎𝚣𝚣𝚊 𝚎 𝚟𝚎𝚕𝚘𝚌𝚒𝚝𝚊̀; 𝚏𝚊𝚛𝚎 𝚕𝚊 𝚙., 𝚏𝚊𝚛𝚎 𝚒𝚕 𝚛𝚞𝚏𝚏𝚒𝚊𝚗𝚘, 𝚕𝚊 𝚛𝚞𝚏𝚏𝚒𝚊𝚗𝚊.

Crediamo che le definizioni prese online dall’enciclopedia 𝗧𝗿𝗲𝗰𝗰𝗮𝗻𝗶 offrano numerosi spunti su cui riflettere, sia in senso maschile che in senso femminile.

Può infatti considerarsi prostituzione in senso esteso del termine il cambiamento di opinione in base alle circostanze, fatto per puro interesse (altrimenti definito l’essere ruffiani).

In questo caso, 𝗰𝗵𝗶𝘂𝗻𝗾𝘂𝗲, 𝗱𝗶 𝘀𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝗹𝗲 𝗼 𝗺𝗮𝘀𝗰𝗵𝗶𝗹𝗲, 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗿𝘂𝗳𝗳𝗶𝗮𝗻𝗶 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗮𝘁𝗼 “𝗽𝘂𝘁𝘁𝗮𝗻𝗮”.

Venendo al punto focale, però, nel gergo comune “l’essere puttana” riferito al sesso femminile implica un’elargizione di prestazioni sessuali a scopo di lucro.

Ebbene, vorremmo andare completamente controcorrente (o 𝗽𝗿𝗼-𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝗻𝘁𝗲, a seconda dei punti di vista), facendo riflettere sul fatto che chiunque elargisce prestazioni sessuali in cambio di moneta è considerato “puttana”.

Ora: 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝘃𝘂𝗼𝗹 𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲?

La definizione non esiste nel vocabolario.

Se fossimo in un’ aula di tribunale, potremmo dire che “il fatto non sussiste”.

Dato però che ci piace 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑝𝑒𝑙𝑜 𝑛𝑒𝑙𝑙’𝑢𝑜𝑣𝑜 vogliamo aggiungere quanto trovato alla definizione “sessuale”, specificando che la “𝗽𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲” è l’esecuzione di un lavoro.

𝚜𝚎𝚜𝚜𝚞̈𝚊𝚕𝚎 𝚊𝚐𝚐. [𝚍𝚊𝚕 𝚕𝚊𝚝. 𝚝𝚊𝚛𝚍𝚘 𝚜𝚎𝚡𝚞𝚊𝚕𝚒𝚜, 𝚍𝚎𝚛. 𝚍𝚒 𝚜𝚎𝚡𝚞𝚜 «𝚜𝚎𝚜𝚜𝚘»]. –

𝟷. 𝙳𝚎𝚕 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚘, 𝚌𝚑𝚎 𝚛𝚒𝚐𝚞𝚊𝚛𝚍𝚊 𝚒𝚕 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚘: 𝚜𝚟𝚒𝚕𝚞𝚙𝚙𝚘 𝚜.; 𝚛𝚊𝚐𝚐𝚒𝚞𝚗𝚐𝚎𝚛𝚎 𝚕𝚊 𝚖𝚊𝚝𝚞𝚛𝚒𝚝𝚊̀ 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚞𝚊𝚕𝚎.

𝟸. 𝙲𝚑𝚎 𝚛𝚒𝚐𝚞𝚊𝚛𝚍𝚊 𝚒𝚕 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚘𝚛𝚐𝚊𝚗𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚊𝚌𝚌𝚘𝚙𝚙𝚒𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚛𝚒𝚙𝚛𝚘𝚍𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎, 𝚗𝚘𝚗𝚌𝚑𝚎́ 𝚒 𝚏𝚎𝚗𝚘𝚖𝚎𝚗𝚒 𝚏𝚒𝚜𝚒𝚘𝚕𝚘𝚐𝚒𝚌𝚒 𝚎 𝚙𝚜𝚒𝚌𝚘𝚕𝚘𝚐𝚒𝚌𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚊𝚍 𝚎𝚜𝚜𝚘 𝚜𝚘𝚗𝚘 𝚒𝚗𝚝𝚒𝚖𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚌𝚘𝚗𝚗𝚎𝚜𝚜𝚒: 𝚒𝚕 𝚛𝚊𝚙𝚙𝚘𝚛𝚝𝚘 𝚜. (𝚎 𝚊𝚟𝚎𝚛𝚎 𝚛𝚊𝚙𝚙𝚘𝚛𝚝𝚒 𝚜.); 𝚕’𝚒𝚖𝚙𝚞𝚕𝚜𝚘, 𝚕’𝚒𝚜𝚝𝚒𝚗𝚝𝚘 𝚜.; 𝚙𝚛𝚘𝚋𝚕𝚎𝚖𝚒 𝚜.; 𝚕’𝚎𝚍𝚞𝚌𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚜. 𝚍𝚎𝚒 𝚐𝚒𝚘𝚟𝚊𝚗𝚒; 𝚒𝚐𝚒𝚎𝚗𝚎 𝚜., 𝚕𝚎 𝚌𝚘𝚗𝚘𝚜𝚌𝚎𝚗𝚣𝚎 𝚎 𝚕’𝚊𝚍𝚘𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚎𝚒 𝚖𝚎𝚣𝚣𝚒 𝚎 𝚍𝚎𝚒 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚒 𝚊𝚝𝚝𝚒 𝚊 𝚝𝚞𝚝𝚎𝚕𝚊𝚛𝚎 𝚕𝚊 𝚜𝚊𝚕𝚞𝚝𝚎 𝚎 𝚕’𝚎𝚏𝚏𝚒𝚌𝚒𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚍𝚎𝚐𝚕𝚒 𝚘𝚛𝚐𝚊𝚗𝚒 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚞𝚊𝚕𝚒 𝚎 𝚊 𝚒𝚖𝚙𝚎𝚍𝚒𝚛𝚎 𝚊𝚕𝚝𝚎𝚛𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚒 𝚙𝚊𝚝𝚘𝚕𝚘𝚐𝚒𝚌𝚑𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚞𝚊𝚕𝚒𝚝𝚊̀; 𝚊𝚟𝚎𝚛𝚎 𝚞𝚗𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊 𝚜. 𝚗𝚘𝚛𝚖𝚊𝚕𝚎; 𝚍𝚎𝚟𝚒𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚒, 𝚙𝚎𝚛𝚟𝚎𝚛𝚜𝚒𝚘𝚗𝚒 𝚜., 𝚕𝚎 𝚟𝚊𝚛𝚒𝚎 𝚊𝚕𝚝𝚎𝚛𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚒 𝚍𝚒 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚒 𝚌𝚘𝚗𝚜𝚒𝚍𝚎𝚛𝚊 𝚕’𝚒𝚜𝚝𝚒𝚗𝚝𝚘 𝚎 𝚒𝚕 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 «𝚗𝚘𝚛𝚖𝚊𝚕𝚎», 𝚜𝚘𝚙𝚛𝚊𝚝𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚒𝚗 𝚛𝚎𝚕𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚊𝚕 𝚖𝚘𝚍𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚊𝚖𝚙𝚕𝚎𝚜𝚜𝚘 𝚘 𝚒𝚗 𝚐𝚎𝚗𝚎𝚛𝚎 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚛𝚒𝚌𝚎𝚛𝚌𝚊 𝚍𝚎𝚕 𝚙𝚒𝚊𝚌𝚎𝚛𝚎 𝚎𝚛𝚘𝚝𝚒𝚌𝚘; 𝚛𝚎𝚊𝚝𝚒 𝚜., 𝚍𝚎𝚕𝚒𝚝𝚝𝚒 𝚍𝚒 𝚟𝚊𝚛𝚒𝚊 𝚜𝚙𝚎𝚌𝚒𝚎 𝚊𝚟𝚎𝚗𝚝𝚒 𝚒𝚗 𝚌𝚘𝚖𝚞𝚗𝚎 𝚒𝚕 𝚕𝚘𝚛𝚘 𝚌𝚘𝚕𝚕𝚎𝚐𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚌𝚘𝚗 𝚊𝚝𝚝𝚒𝚟𝚒𝚝𝚊̀ 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚞𝚊𝚕𝚒.

Per essere in linea con la definizione di “sessuale” dovremmo riunire nell’insieme ogni persona, ente o istituzione che si occupi di tutto ciò che riguarda il sesso e che per questo richieda uno scambio di denaro. Ovvero: 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶.

È infatti vero che in ogni relazione può esserci un qualche scambio riconducibile al denaro sotto molteplici forme dirette (versamento concreto) o indirette (regali, attenzioni, prestiti e quanto altro), ed è inoltre vero che c’è – non in tutti i casi – uno “scambio sessuale” nella relazione, 𝗱𝗼𝘃𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲 𝘀𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗻𝗱𝗲 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗰𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗿𝗶𝗴𝘂𝗮𝗿𝗱𝗮 𝗶𝗹 𝘀𝗲𝘀𝘀𝗼.

𝚜𝚎̀𝚜𝚜𝚘 𝚜. 𝚖. [𝚍𝚊𝚕 𝚕𝚊𝚝. 𝚜𝚎𝚡𝚞𝚜 -𝚞𝚜; 𝚒𝚕 𝚜𝚒𝚐𝚗. 𝟹 𝚎̀ 𝚒𝚗𝚏𝚕𝚞𝚎𝚗𝚣𝚊𝚝𝚘 𝚍𝚊𝚕𝚕’𝚒𝚗𝚐𝚕. 𝚜𝚎𝚡]. –

𝟷.

𝚊. 𝙸𝚕 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚕𝚎𝚜𝚜𝚘 𝚍𝚎𝚒 𝚌𝚊𝚛𝚊𝚝𝚝𝚎𝚛𝚒 𝚊𝚗𝚊𝚝𝚘𝚖𝚒𝚌𝚒, 𝚖𝚘𝚛𝚏𝚘𝚕𝚘𝚐𝚒𝚌𝚒, 𝚏𝚒𝚜𝚒𝚘𝚕𝚘𝚐𝚒𝚌𝚒 (𝚎 𝚗𝚎𝚐𝚕𝚒 𝚘𝚛𝚐𝚊𝚗𝚒𝚜𝚖𝚒 𝚞𝚖𝚊𝚗𝚒 𝚊𝚗𝚌𝚑𝚎 𝚙𝚜𝚒𝚌𝚘𝚕𝚘𝚐𝚒𝚌𝚒) 𝚌𝚑𝚎 𝚍𝚎𝚝𝚎𝚛𝚖𝚒𝚗𝚊𝚗𝚘 𝚎 𝚍𝚒𝚜𝚝𝚒𝚗𝚐𝚞𝚘𝚗𝚘 𝚝𝚛𝚊 𝚐𝚕𝚒 𝚒𝚗𝚍𝚒𝚟𝚒𝚍𝚞𝚒 𝚍𝚒 𝚞𝚗𝚊 𝚜𝚝𝚎𝚜𝚜𝚊 𝚜𝚙𝚎𝚌𝚒𝚎, 𝚊𝚗𝚒𝚖𝚊𝚕𝚎 𝚘 𝚟𝚎𝚐𝚎𝚝𝚊𝚕𝚎, 𝚒 𝚖𝚊𝚜𝚌𝚑𝚒 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚎 𝚏𝚎𝚖𝚖𝚒𝚗𝚎 𝚎 𝚟𝚒𝚌𝚎𝚟𝚎𝚛𝚜𝚊: 𝚕𝚊 𝚍𝚎𝚝𝚎𝚛𝚖𝚒𝚗𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚎𝚕 𝚜.; 𝚜. 𝚖𝚊𝚜𝚌𝚑𝚒𝚕𝚎, 𝚜. 𝚏𝚎𝚖𝚖𝚒𝚗𝚒𝚕𝚎; 𝚌𝚊𝚖𝚋𝚒𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚘 𝚖𝚞𝚝𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚍𝚒 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚘.

𝚋. 𝙻’𝚊𝚙𝚙𝚊𝚛𝚝𝚎𝚗𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚍𝚒 𝚘𝚐𝚗𝚒 𝚜𝚒𝚗𝚐𝚘𝚕𝚘 𝚒𝚗𝚍𝚒𝚟𝚒𝚍𝚞𝚘 𝚊𝚕𝚕’𝚞𝚗𝚊 𝚘 𝚊𝚕𝚕’𝚊𝚕𝚝𝚛𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚍𝚞𝚎 𝚌𝚘𝚗𝚍𝚒𝚣𝚒𝚘𝚗𝚒: 𝚒𝚗𝚍𝚒𝚟𝚒𝚍𝚞𝚘, 𝚊𝚗𝚒𝚖𝚊𝚕𝚎, 𝚙𝚒𝚊𝚗𝚝𝚊 𝚍𝚒 𝚜. 𝚖𝚊𝚜𝚌𝚑𝚒𝚕𝚎, 𝚍𝚒 𝚜. 𝚏𝚎𝚖𝚖𝚒𝚗𝚒𝚕𝚎; 𝚛𝚊𝚐𝚊𝚣𝚣𝚒, 𝚊𝚕𝚞𝚗𝚗𝚒, 𝚘𝚙𝚎𝚛𝚊𝚒, 𝚎𝚕𝚎𝚝𝚝𝚘𝚛𝚒 𝚍𝚒 𝚎𝚗𝚝𝚛𝚊𝚖𝚋𝚒 𝚒 𝚜., 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚞𝚗𝚘 𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚊𝚕𝚝𝚛𝚘 𝚜.; 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚒 𝚒 𝚌𝚒𝚝𝚝𝚊𝚍𝚒𝚗𝚒 𝚜𝚘𝚗𝚘 𝚞𝚐𝚞𝚊𝚕𝚒 𝚍𝚊𝚟𝚊𝚗𝚝𝚒 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚕𝚎𝚐𝚐𝚎, 𝚜𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚍𝚒𝚜𝚝𝚒𝚗𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚒 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚘; 𝚙𝚛𝚘𝚌𝚕𝚊𝚖𝚊𝚛𝚎 𝚕𝚊 𝚙𝚊𝚛𝚒𝚝𝚊̀ 𝚍𝚎𝚒 𝚜., 𝚕𝚘𝚝𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚌𝚘𝚗𝚝𝚛𝚘 𝚕𝚊 𝚍𝚒𝚜𝚌𝚛𝚒𝚖𝚒𝚗𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚜𝚘𝚌𝚒𝚊𝚕𝚎 𝚍𝚎𝚒 𝚜.; 𝚗𝚎𝚐𝚕𝚒 𝚞𝚌𝚌𝚎𝚕𝚕𝚒, 𝚒𝚕 𝚜. 𝚎̀ 𝚚𝚞𝚊𝚜𝚒 𝚜𝚎𝚖𝚙𝚛𝚎 𝚛𝚒𝚌𝚘𝚗𝚘𝚜𝚌𝚒𝚋𝚒𝚕𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚕𝚊 𝚍𝚒𝚟𝚎𝚛𝚜𝚒𝚝𝚊̀ 𝚍𝚎𝚕 𝚌𝚘𝚕𝚘𝚛𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚙𝚎𝚗𝚗𝚎; 𝚌𝚘𝚖. 𝚕’𝚎𝚜𝚙𝚛𝚎𝚜𝚜𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚏𝚒𝚐. 𝚍𝚒𝚜𝚌𝚞𝚝𝚎𝚛𝚎, 𝚍𝚒𝚜𝚙𝚞𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚜𝚞𝚕 𝚜. 𝚍𝚎𝚐𝚕𝚒 𝚊𝚗𝚐𝚎𝚕𝚒, 𝚙𝚎𝚛𝚍𝚎𝚛𝚜𝚒 𝚒𝚗 𝚍𝚒𝚜𝚌𝚞𝚜𝚜𝚒𝚘𝚗𝚒 𝚜𝚘𝚝𝚝𝚒𝚕𝚒 𝚜𝚞 𝚙𝚛𝚘𝚋𝚕𝚎𝚖𝚒 𝚒𝚗𝚌𝚘𝚗𝚜𝚒𝚜𝚝𝚎𝚗𝚝𝚒 𝚘 𝚜𝚞 𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚒𝚘𝚗𝚒 𝚗𝚘𝚗 𝚛𝚒𝚜𝚘𝚕𝚟𝚒𝚋𝚒𝚕𝚒.

𝚌. 𝙲𝚘𝚗 𝚟𝚊𝚕𝚘𝚛𝚎 𝚌𝚘𝚕𝚕𝚎𝚝𝚝𝚒𝚟𝚘, 𝚎 𝚌𝚘𝚗 𝚛𝚒𝚏𝚎𝚛𝚒𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚊 𝚙𝚎𝚛𝚜𝚘𝚗𝚎, 𝚒𝚕 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚕𝚎𝚜𝚜𝚘 𝚍𝚎𝚐𝚕𝚒 𝚒𝚗𝚍𝚒𝚟𝚒𝚍𝚞𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚊𝚙𝚙𝚊𝚛𝚝𝚎𝚗𝚐𝚘𝚗𝚘 𝚊𝚕𝚕’𝚞𝚗𝚘 𝚘 𝚊𝚕𝚕’𝚊𝚕𝚝𝚛𝚘 𝚍𝚎𝚒 𝚍𝚞𝚎 𝚝𝚒𝚙𝚒.

𝟸. 𝙻’𝚊𝚙𝚙𝚊𝚛𝚊𝚝𝚘 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚞𝚊𝚕𝚎, 𝚌𝚒𝚘𝚎̀ 𝚐𝚕𝚒 𝚘𝚛𝚐𝚊𝚗𝚒 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚛𝚒𝚙𝚛𝚘𝚍𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎, 𝚎 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚒𝚗 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚒𝚌. 𝚕’𝚘𝚛𝚐𝚊𝚗𝚘 𝚐𝚎𝚗𝚒𝚝𝚊𝚕𝚎 𝚎𝚜𝚝𝚎𝚛𝚗𝚘, 𝚖𝚊𝚜𝚌𝚑𝚒𝚕𝚎 𝚘 𝚏𝚎𝚖𝚖𝚒𝚗𝚒𝚕𝚎: 𝚗𝚊𝚜𝚌𝚘𝚗𝚍𝚎𝚛𝚎, 𝚘𝚜𝚝𝚎𝚗𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚒𝚕 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚘; 𝚊𝚝𝚝𝚎𝚗𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎, 𝚒 𝚕𝚘𝚖𝚋𝚊𝚛𝚍𝚒 𝚜𝚊𝚗𝚗𝚘 𝚌𝚘𝚜𝚊 𝚜𝚒𝚐𝚗𝚒𝚏𝚒𝚌𝚑𝚒 𝚒𝚕 𝚝𝚎𝚛𝚖𝚒𝚗𝚎 «𝚌𝚒𝚞𝚕𝚕𝚘»: 𝚜𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚟𝚘𝚕𝚎𝚛 𝚏𝚊𝚛𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚜𝚌𝚞𝚛𝚛𝚒𝚕𝚒𝚝𝚊̀, «𝚌𝚒𝚞𝚕𝚕𝚘» 𝚎̀ 𝚒𝚕 𝚜. 𝚖𝚊𝚜𝚌𝚑𝚒𝚕𝚎 (𝙳𝚊𝚛𝚒𝚘 𝙵𝚘).

𝟹. 𝙸 𝚏𝚊𝚝𝚝𝚒 𝚎 𝚒 𝚏𝚎𝚗𝚘𝚖𝚎𝚗𝚒 𝚕𝚎𝚐𝚊𝚝𝚒 𝚊𝚐𝚕𝚒 𝚘𝚛𝚐𝚊𝚗𝚒 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚛𝚒𝚙𝚛𝚘𝚍𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎, 𝚜𝚘𝚙𝚛𝚊𝚝𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚌𝚒𝚘̀ 𝚌𝚑𝚎 𝚛𝚒𝚐𝚞𝚊𝚛𝚍𝚊 𝚒 𝚛𝚊𝚙𝚙𝚘𝚛𝚝𝚒 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚞𝚊𝚕𝚒 𝚎 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚐𝚎𝚗𝚎𝚛𝚒𝚌𝚊𝚖. 𝚕𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚞𝚊𝚕𝚎, 𝚕𝚊 𝚜𝚎𝚜𝚜𝚞𝚊𝚕𝚒𝚝𝚊̀.

Ora, la questione trova semplicemente un “𝘃𝘂𝗼𝘁𝗼 𝗹𝗶𝗻𝗴𝘂𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼” perché seguendo la logica tutti potremmo essere potenzialmente “puttane” poiché ci occupiamo tutti di “sesso” e del “sessuale” all’interno dei molteplici significati che hanno queste parole.

Andando avanti, inoltre:

𝚝𝚛𝚘̀𝚒𝚊 𝚜. 𝚏. [𝚕𝚊𝚝. 𝚖𝚎𝚍𝚒𝚎𝚟. 𝚝𝚛𝚘𝚒𝚊, 𝚏𝚘𝚛𝚜𝚎 𝚟𝚘𝚌𝚎 𝚎𝚜𝚙𝚛𝚎𝚜𝚜𝚒𝚟𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚒𝚖𝚒𝚝𝚊 𝚒𝚕 𝚐𝚛𝚞𝚐𝚗𝚒𝚝𝚘 𝚍𝚎𝚕 𝚖𝚊𝚒𝚊𝚕𝚎]. –

𝟷. 𝙻𝚊 𝚏𝚎𝚖𝚖𝚒𝚗𝚊 𝚍𝚎𝚕 𝚖𝚊𝚒𝚊𝚕𝚎, 𝚜𝚙𝚎𝚌. 𝚌𝚘𝚗 𝚛𝚒𝚏𝚎𝚛𝚒𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚊 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚍𝚎𝚜𝚝𝚒𝚗𝚊𝚝𝚊 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚛𝚒𝚙𝚛𝚘𝚍𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎; 𝚎̀ 𝚜𝚒𝚗𝚘𝚗. 𝚙𝚘𝚙. 𝚍𝚒 𝚜𝚌𝚛𝚘𝚏𝚊 (𝚖𝚊 𝚜𝚎𝚗𝚝𝚒𝚝𝚘 𝚒𝚗 𝚐𝚎𝚗𝚎𝚛𝚎 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚟𝚘𝚕𝚐.)

𝟸. 𝚏𝚒𝚐., 𝚜𝚙𝚛𝚎𝚐. 𝙿𝚞𝚝𝚝𝚊𝚗𝚊, 𝚜𝚘𝚙𝚛𝚊𝚝𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚒𝚗𝚜𝚞𝚕𝚝𝚘.

Nel significato di “troia”, quando appelliamo qualcuno con questo nominativo, le accezioni sono due:

𝟭. 𝗱𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮 𝗻𝗼𝗶 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗶 𝗱𝗲𝗶 “𝗺𝗮𝗶𝗮𝗹𝗶”.

𝟮. 𝗱𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝘂𝘁𝘁𝗮𝗻𝗮, 𝗲 𝗾𝘂𝗶𝗻𝗱𝗶 𝘁𝗼𝗿𝗻𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗲𝗳𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝘀𝘁𝗲𝘀𝗮 𝗱𝗶 “𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮 𝗿𝘂𝗳𝗳𝗶𝗮𝗻𝗮”, 𝗼𝗽𝗽𝘂𝗿𝗲 𝗰𝗶 𝗮𝗴𝗴𝗿𝗼𝘃𝗶𝗴𝗹𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗼𝗶𝗻𝘃𝗼𝗹𝗴𝗲 𝗹𝗮 “𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀” 𝗲 𝗶𝗹 𝘀𝘂𝗼 𝗽𝗮𝗴𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗲, 𝗶𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁’𝘂𝗹𝘁𝗶𝗺𝗮 𝗮𝗰𝗰𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗻𝗼𝗻 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝗹𝗮 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗰𝗼𝗶𝗻𝘃𝗼𝗹𝘁𝗮: marketing, educazione, letteratura, scienze, religione e così via.

Ovviamente, nessuno si pone il problema di “scartavetrare” un po’ la lingua italiana, ma se anche volessimo usare questi termini come sono usati nell’accezione comune (errata), ovvero con l’intento di offendere, davvero queste accezioni farebbero di una persona una 𝑐𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎?

O sarebbe la sua immagine a risentirne a causa dei tabù sociali?

Noi pensiamo la causa siano i tabù altrui, gli stessi che – chi più e chi meno – vengono vissuti il più delle volte di nascosto e in solitudine, per 𝗽𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗴𝗶𝘂𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼, il giudizio che regaliamo agli altri ma che, in fondo, ci appartiene.

Il 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ nel suo significato più ampio è vasto e ricco: ognuno di noi ha preferenze sessuali e gusti personali di ogni tipo e tutto ciò rimane segreto come il peggior tabù, da vivere come se i desideri sessuali fossero sinonimi di “sporcizia”, “dannazione”, “colpa”, “inconfessabilità”.

Eppure, sono proprio queste imposizioni alcune delle cause che minano i rapporti e le relazioni, assieme alla 𝗺𝗮𝗻𝗰𝗮𝘁𝗮 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 all’altro delle proprie preferenze, volontà, unicità.

In realtà, ognuno di noi vive questo aspetto con una sottile vergogna, salvo poi riunirsi clandestinamente per scoprire le ultime novità in fatto di giocattoli erotici o salvo chiedere ed ottenere il raggiungimento dei propri desideri e delle proprie fantasie sessuali, a volte represse, e che prendono il sopravvento.

𝗖𝗵𝗶𝗲𝗱𝗲𝗿𝗲… 𝗮 𝗰𝗵𝗶

A coloro che vendono un sogno, un tabù, una repressione, un’ attenzione.

Si possono chiamare in molti modi.

Noi, li chiamiamo donne e uomini.

cosa è indecente?

il tradimento nella relazione

NOI STIAMO CON LA MAESTRA

Sonia

G.

Bruno

Monica e Carlo

Mirko

Mauro

Luisa

Simone G.