I DUE LUPI
Esisteva tempo fa una leggenda che gli łЛÐłΛЛł ϾHΞЯФКΞΞ usavano passarsi di generazione in generazione (o meglio di tribù in tribù).
La storia, brevemente, aveva come protagonisti due lupi che possiamo trovare all’interno di ognuno di noi: un lupo BIANCO, docile e tenero, e un lupo NERO, rabbioso e violento.
Nella leggenda, il nipote del capotribù si reca dall’anziano del villaggio chiedendo quale dei due lupi, intenti sempre a combattere tra di loro in una lotta estenuante, avesse il sopravvento e quindi potesse vincere la battaglia.
Il capo del villaggio saggiamente risponde al piccolo che il vincitore dello scontro sarebbe stato il lupo che avrebbe ricevuto più nutrimento.
Detto in parole non animalesche: se nutriamo in noi stessi le parti docili e comprensive, queste prenderanno spazio, tanto che diventeremo noi stessi completamente – o quasi – docili e comprensivi.
Ad eliminare quel “quasi” di troppo ci pensa il sopravvissuto ma malnutrito “ŁUPФ ЛΞЯФ”, quello rabbioso e violento, il quale non potrà che fuoriuscire e prevaricare – spesso senza preavviso alcuno, portando devastazione e orrore.
𝐸𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑎𝑡𝑎 (𝑒 𝑖𝑛𝑒𝑑𝑖𝑡𝑎) 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑛𝑑𝑎, 𝑐𝘩𝑒 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑙𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑠𝑢𝑙 𝑠𝑖𝑡𝑜 𝑒𝑓𝑓𝑖𝑐𝑎𝑐𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒.com, 𝑢𝑛 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑖𝑜𝑠𝑜 𝑏𝑙𝑜𝑔 𝑑𝑖 𝑐𝑟𝑒𝑠𝑐𝑖𝑡𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜 𝑑𝑎 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑖 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑒 𝑎𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑐𝑟𝑒𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒: 𝐴𝑛𝑑𝑟𝑒𝑎 𝐺𝑖𝑢𝑙𝑖𝑜𝑑𝑜𝑟𝑖.
In questa versione, rivisitata e ampliata, il capo tribù risponde al nipote dicendo che entrambi i lupi vanno sfamati, essendo ambedue utili al nostro sistema di equilibrio emozionale interno: solo così possiamo ricavare da ognuno di essi le bellezze di cui abbiamo bisogno per una corretta gestione delle emozioni.
Se è vero infatti che, estremizzando, il lupo nero è portatore di violenza e rabbia, è anche vero che è questo lupo – e quindi questa “parte di noi” – a darci ÐΞTΞЯMłЛΛZłФЛΞ ΞÐ ΞЛΞЯGłΛ o a fornirci pulsioni vitali che potremmo raggruppare nell’insieme di parole come SΛGΛϾłΛ, PЯФЛTΞZZΛ, łЛTUłTФ (e molte altre).
A farci notare questa dualità insita in ognuno di noi, oltre la celebre leggenda Cherokee, ci viene utile anche il film “ϾΛTШФMΛЛ”, pellicola in cui una splendida Hale Berry interpreta la parte di una donna trascurata, remissiva e accomodante.
Sarà un incantesimo felino a renderla una ladra di gioielli molto particolare, svelando così la parte di sé rimasta al buio fino a quel momento.
Dopo la trasformazione Catwoman domina i grattacieli della città muovendosi sinuosamente come una donna sensuale, sicura di sé e determinata: caratteristiche per lei impensabili nella vita di tutti i giorni.
E’ così che la bella Hale sviluppa il suo estremo ΛŁTΞЯ ΞGФ: tutte le parti di sé stessa che non erano state nutrite all’improvviso le chiedono vita e la accompagnano a diventare una “CATTIVA EROINA”.
Come in Dr. Jekyll e Mr. Hyde, Catwoman vive dentro di sé due estremi, finendo (spoiler!) per innamorarsi delle parti di sé stessa fino ad allora rimaste sopite e consentendosi di abbracciare la sua personale “ferocia” che fino ad allora rappresentava un “𝑛𝑜𝑛 𝑠’𝘩𝑎 𝑑𝑎 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒”.
Ultimo ma non ultimo… 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑖𝑙 𝑓𝑎𝑚𝑜𝑠𝑜 𝑐𝑎𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝐷𝑟. 𝐽𝑒𝑘𝑦𝑙𝑙 𝑒 𝑀𝑟. 𝐻𝑦𝑑𝑒, 𝑞𝑢𝑎𝑙 𝑒̀ 𝑖𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑖𝑛𝑒 𝑡𝑟𝑎 𝑙𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑡𝑟𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑀𝑟. 𝐻𝑦𝑑𝑒 𝑒 𝑙𝑎 𝑐𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝐷𝑟. 𝐽𝑒𝑘𝑦𝑙𝑙?
𝑂𝑣𝑣𝑒𝑟𝑜… 𝑐𝘩𝑖 𝑑𝑒𝑖 𝑑𝑢𝑒 𝑒̀ 𝑑𝑎𝑣𝑣𝑒𝑟𝑜 𝑖𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑜 “𝑠𝑎𝑛𝑜” 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀?